Saluti del Presidente dell’Ordine degli Architetti e PPC della provincia di Messina, Caterina Sartori. Camera di Commercio di Messina – 01.03.2019
Buona sera a tutti. Buona sera alle colleghe e ai colleghi presenti a questo nuovo incontro del ciclo sull’architettura moderna della metà del secolo scorso, a Messina, avviato già da alcuni mesi, nell’ambito delle attività della Fondazione degli Architetti nel Mediterraneo, con la presidenza dell’arch. Umberto Giorgio, che ricordiamo con affetto, ed ora portata a compimento dal direttivo e dal presidente f.f., Sergio La Spina, che ringrazio a nome del Consiglio dell’Ordine.
Ringrazio innanzitutto a nome dell’Ordine che mi onoro di rappresentare, il Presidente della Camera di Commercio di Messina, che ci concede l’uso di questa struttura prestigiosa e importante per la storia della città, in un salone altrettanto significativo per Messina, quale è il salone della Borsa, e il Presidente della Confcommercio, per il supporto dato all’iniziativa.
Sono felice di portare in questa sede, e in questa occasione, il saluto mio personale e quello di tutto il Consiglio dell’Ordine a tutti gli intervenuti, e ringrazio anche a nome del Consiglio dell’Ordine, i relatori odierni, nelle persone di Franco Cardullo, promotore dell’iniziativa e studioso dell’architettura moderna, in particolare di quella presente a Messina, e Vincenzo Melluso, che ha anche promosso diverse iniziative per valorizzare l’architettura moderna nella nostra città.
Questi momenti servono, direi sono vitali, per il recupero e il mantenimento di una unità di intenti tra noi architetti. Ogni giorno della nostra vita siamo chiamati a dare un nostro contributo, piccolo o grande che sia, per l’affermazione della qualità dell’architettura in ogni suo aspetto e, poi, a passare il testimone a chi segue, perché la fiaccola dell’architettura non abbia mai a spegnersi.
Ma la luce di questa fiaccola si gioca sulla capacità di mantenere memoria e, su di essa, edificare ogni giorno la nostra identità di architetti ed anche di cittadini.
Messina, pur se plurimillenaria, è una città relativamente giovane dal punto di vista del suo patrimonio architettonico, nel senso che, il sisma del 1908 e le vicende ad esso connesse e susseguenti, hanno dato un duro colpo al patrimonio più antico, alla Messina medievale e rinascimentale, innanzitutto, e alla Messina mercantile e borghese, con la distruzione di quasi tutte le architetture più importanti, con la revisione significativa dell’assetto urbanistico della città, insieme alla perdita anche del ruolo rivestito da quest’ultima nel Mediterraneo. Con il patrimonio architettonico, si è persa tanta memoria e si è persa anche l’identità della città antica. Tuttavia non vi è città che abbia un futuro che non sia costruito sul proprio passato. Il concetto di stratificazione, di sedimentazione, consente di non scartare, o eliminare, quanto piuttosto di leggere un percorso sempre in divenire.
Oggi, Messina, può far leva su poche residue parti di città pre-terremoto, e su brandelli della città più antica, ma anche su una discreta presenza di architetture moderne come quelle già degli anni ‘20 e ’30, tra cui quelle del Coppedè, del Piacentini, e del Mazzoni, e ancora di Ridolfi, Pantano, Rovigo, Samonà, in epoca modernista, che saranno argomento delle odierne relazioni. Architetture, tutte, di grande interesse, che hanno segnato diversi momenti storici, culminati nelle varie proposte progettuali per la nuova Palazzata. Un patrimonio che, oltre ad essere testimone di sé stesso ogni giorno, davanti ad una città sin troppo distratta, è stato oggetto di studi ed approfondimenti anche grazie al nostro Ordine che ha contribuito, in passato, alla pubblicazione di alcuni di essi, sia finanziariamente che con il lavoro dei colleghi. Vorrei ricordare, ad esempio, il testo curato dalle colleghe Flavia De Pasquale e Nunziatina Pino, nell’ambito della Commissione coordinata dai colleghi Marcello Crinò, Antonino Milici e Nino Principato, su Filippo Rovigo, ma anche altri lavori come ad esempio la pubblicazione sul design dello Stretto e sul MAC, nell’ambito della Commissione Rivista dell’Ordine (colgo l’occasione per ricordare anche l’arch. Aldo Indelicato e tutto il gruppo del MAC), per non parlare dei vari saggi sparsi sulla rivista dell’Ordine nei vari periodi storici.
La grande assente a Messina è, forse, l’architettura contemporanea, le nuove sperimentazioni, nuovi elementi da aggiungere al mosaico della storia urbana, a parte qualche tentativo a cavallo tra una buona edilizia e qualche spunto di architettura.
E, inoltre, purtroppo, manca anche un’opinione pubblica attenta ed adeguatamente informata, che guardi alle proprie architetture con competenza e cura. Ed è proprio su questa assenza, che il nostro Ordine professionale deve esercitare tutta la sua influenza, il suo ruolo di spinta, propulsivo e propositivo.
E’ importante, infine, e dunque, che il nostro Ordine apra le porte alla città, interloquisca con essa per far conoscere questo patrimonio, farlo soprattutto comprendere ai più, che non hanno le preziose chiavi di lettura dell’architetto. Dunque “basta porte chiuse”, convegni riservati agli addetti ai lavori. D’ora in poi porte aperte alla città. Iniziative come questa saranno estese e condivise d’ora in poi con la città.
Insieme al Consiglio dell’Ordine, lavoreremo perché ciò avvenga presto. Mi auguro che anche la nuova sede dell’Ordine, per l’individuazione della quale si sta dando oggi un forte impulso, possa aiutarci in questo proposito.
E’ inoltre mia intenzione condividere con l’intero Consiglio dell’Ordine, la creazione di una commissione permanente di studio e propositiva, sui beni architettonici della città e della provincia. A questa commissione dovranno partecipare tutti i colleghi che vogliano dare un contributo in direzione di una interlocuzione forte con le realtà amministrative locali. L’Ordine deve diventare sempre di più un soggetto riconosciuto e riconoscibile in tutti i tavoli in cui si decidano le sorti del prezioso patrimonio architettonico, culturale ed archeologico cittadino, al fine della tutela e della valorizzazione.
Occorre anche trovare risorse economiche e, per questo, l’Ordine potrà essere un valido interlocutore e supporto alle amministrazioni locali.
Messina deve rispolverare i gioielli di famiglia di cui dispone, non più piangersi addosso, e noi architetti dobbiamo guidare ed essere partecipi di questa rivoluzione culturale.
Infine è pure mia intenzione avviare la creazione di una biblioteca e di un archivio, nell’ambito dei quali conservare almeno una copia di tutte le pubblicazioni, saggi, articoli e quant’altro esistente, prodotti da colleghi iscritti all’Ordine, nelle varie epoche, e dagli studiosi delle architetture di Messina e della sua provincia. Immagino una biblioteca – archivio – cineteca, la cui consultazione potrà essere aperta anche alla città e non solo agli iscritti all’Ordine. In essa verranno conservati anche tutti i numeri della rivista dell’Ordine, a cominciare da quelli pubblicati sotto la direzione di Sergio Bertolami e Mirella Capezzuto, per finire a Marina Arena, con le relative commissioni, e non vorrei aver dimenticato nessuno. I professori qui presenti, Franco Cardullo, così come Vincenzo Melluso, così come altri colleghi professionisti e studiosi dell’architettura, sono invitati a sostenere questa proposta.
Chiederò inoltre al Consiglio dell’Ordine, di attenzionare la possibilità di avviare convenzioni per portare all’interno della biblioteca, anche alcune riviste di interesse per la categoria, non solo a carattere culturale o professionale, ma anche tecnico, e che riguardino i diversi aspetti della professione.
Vedremo in che modo anche la Fondazione possa dare un valido contributo a queste iniziative.
Auguro dunque buon lavoro a tutti, e mi accingo a moderare l’odierno susseguirsi degli interventi.
Grazie.

Condividi su: